CESTINO 4

CESTINO 3

CESTINO 2

CESTINO 1

BOTTIGLIA RIVESTITA DI SUGHERO

STELLA PORTAFOTO

PENNE CON CUSTODIA DI LEGNO

TELAIO SARDO CON SEDIA

CARRETTO SARDO

Il carro era uno dei mezzi di trasporto usati in Sardegna rima dell’avvento dei camion, veniva trainato da due buoi, infatti il suo nome in sardo è “carru a boi”.
Il carro sardo aveva un telaio “sa scala” ricavato da un tronco spaccato a metà del diametro di circa tre quarti della sua lunghezza. Sul retro, al di sotto del telaio vi era l’asse dove venivano inserite le ruote (is arradas). Al di sopra del telaio centrate con le ruote vi era il pianale (su lettu). Sopra il pianale vi erano le sponde (is cubas), dietro le ruote c’era il freno.
Dietro il pianale vi era una barra che chiudeva il telaio.
Davanti vi era il giogo e tra esso e il pianale vi era il sostegno (sa stantorizza) che serviva a tener posizionato il carro per legare i buoi.

A Villa putzu c’era un mastro carraio molto bravo, Emanuele Utzeri. Molto rinomati erano i mastri carrai di San Vito, tutto il Sarrabus, il Gerrei e l’Ogliastra si servivano da loro.

IL MODELLINO
Per costruire il modellino mi sono dovuto documentare, ma l’ho potuto fare solo parzialmente perchè è dificile trovare un carro sardo originale in buone condizioni.
Prima di cominciare il lavoro ho osservato con attenzione le ruote, le sponde e in seguito il giogo. Il modellino è in scala 1/10 circa, costruito sulla base dei ricordi e dei pezzi visionati. Durante la lavorazione ho avuto la fortuna di vedere un vero carro sardo restaurato da un mastro carraio di San Vito. Per eseguire il lavoro ho usato la stessa tecnica e gli stessi materiali degli antichi mastri carrai, ad esempio per costruire le ruote ho fatto il diametro esterno della parte in legno leggermente più grande del diametro interno della parte in ferro, ho usato il legno di leccio per il telaio e il giogo, l’ulivo per le ruote, le sponde e il pianale. Materiali che ho cercato personalmente, nel bosco il leccio e nell’uliveto l’ulivo. Allego alcune foto del carro antico, due delle ruote erano di mio padre.
Il modellino si riferisce al carro usato nel Sarrabus e a Villaputzu.
Mi auguro di essere riuscito a riprodurre fedelmente il carro sardo e che sia uguale a quello di mio padre e di zio Maurizio Vacca, persone che mi hanno insegnato molto facendomi da maestri quando ero piccolo.
Questo lavoro lo dedico a loro con affetto e riconoscenza.
Ringrazio anche il Sig. Angelo Loddo che mi ha permesso di visionare i pezzi di un carro che ancora possiede: ruote, sponde e asse.
Ringrazio la Signora Maria Vacca che mi ha permesso di vedere i pezzi del carro appartenuto a zio Maurizio.
Un grazie anche ai signori Melis Giorgio e Tiziana Cireddu di San Vito che mi hanno fatto vedere il loro carro sardo.
Un grazie particolare a mio fratello Giovanni che ha contribuito con le conoscenze che mi ha trasmesso.
Un piccolo pensiero a due ragazzi, Luca e Alex che hanno visto il modellino e spero che sia lo stimolo per dedicarsi al modellismo.